Laura ha comprato due paia di scarpe da un negozio online approfittando del Black Friday. Non volendo perdere l’occasione di pagarle il 50% in meno, dato che l’offerta sarebbe scaduta da lì a poco, ha sbagliato nel cliccare sulla taglia. Arrivato finalmente il pacco tanto atteso Laura si accorge che anche il colore delle scarpe è totalmente diverso da quello che risulta nella foto: il bel rosso acceso è in realtà bordeaux scuro! Come farà ora a cambiare le sue scarpe, non avendole comprate in un negozio tradizionale?
Laura, come tutti i consumatori italiani, è protetta dal Codice del Consumo. Esso prevede regole particolari quando si fanno acquisti al di fuori di un negozio. Innanzitutto vediamo chi è effettivamente tutelato in quanto “consumatore”. Per il diritto europeo, e quindi quello italiano, egli è la persona fisica (non un ente che potrebbe avere personalità giuridica) che acquista per scopi che non hanno nulla a che far con un attività di tipo imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta.
All’effetto di sorpresa e suggestione sfruttato dai venditori e alla mancata possibilità di vedere e chiedere informazioni in negozio la legge reagisce dando, addirittura, la possibilità al consumatore di svincolarsi dal contratto. Questo vuol dire che non solo potrà farsi sostituire il bene ma che potrà chiedere che gli vengano restituiti i soldi spesi. In tempi relativamente brevi chi acquista su negozi online, a seguito di una vendita porta a porta, dopo un’offerta telefonica o ancora quando il prodotto gli viene presentato per strada e l’acquisto viene poi concluso in negozio, può recedere (cioè liberarsi degli obblighi contrattuali) senza dare alcuna giustificazione e gratuitamente.
Il consumatore ha, infatti, un periodo di quattordici giorni per recedere da un contratto a distanza o negoziato fuori dei locali commerciali senza dover fornire alcuna motivazione e senza dover sostenere alcun costo, a meno che non abbia scelto espressamente un tipo di consegna diversa dal tipo meno costoso offerto.
Il periodo di quattordici giorni non inizia, giustamente, a decorrere dal momento in cui avviene la transazione ma in periodi differenti a seconda di cosa si è acquistato, da chi e dove.
- Nel caso in cui l’offerta comprendeva un servizio come internet o la possibilità di vedere film on demand, il periodo termina dopo quattordici giorni dalla conclusione del contratto, salvo il pagamento del servizio utilizzato.
- Nel caso di contratti di vendita di oggetti (come una maglietta o un cd), esso inizierà dal giorno in cui il consumatore (o chi per lui, tranne il fattorino), riceve effettivamente l’oggetto e può controllarne le caratteristiche. Se le cose sono più di una ma ordinate con un solo ordine e poi consegnati separatamente, o se il bene è costituito da lotti o pezzi multipli si deve tenere conto del giorno in cui viene consegnato l’ultima cosa, pezzo o lotto.
- Nel caso di contratti per la consegna periodica di beni durante un determinato periodo di tempo, invece, il periodo decorre dal momento della consegna del primo.
- Nel caso di contratti per la fornitura di acqua, gas o elettricità, quando non sono messi in vendita in un volume limitato o in quantità determinata, di contenuto digitale, infine, i quattordici giorni si contano dal giorno della conclusione del contratto.
Il diritto di sciogliersi dal contratto per una ragione qualsiasi è ritenuto talmente importante che, nel caso in cui il negoziante non dia immediatamente al compratore le informazioni necessarie, il periodo di recesso inizia a decorrere dal momento in cui al consumatore queste vengano effettivamente fornite. Il periodo in cui si può liberamente decidere di non volere più il prodotto partirà da quando si è venuti a conoscenza dei propri diritti.
Cosa fare quindi quando non si vuole più ciò che si è comprato? Il consumatore deve informare il venditore della sua decisone presentando qualsiasi tipo di dichiarazione esplicita (come una lettera o un email) o può usare il modulo che spesso è presente sui siti di negozi on-line. È importante conservare il documento con la dichiarazione poiché è al consumatore che viene chiesto di provare l’avvenuta richiesta.
Nei quattordici giorni successivi il venditore ha l’obbligo di rimborsare tutti i pagamenti ricevuti dal consumatore, eventualmente comprensivi delle spese di consegna, senza alcun ritardo e comunque entro quattordici giorni dal giorno in cui viene a conoscenza della decisione del consumatore di recedere dal contratto. Chi compra ha l’obbligo di restituire a proprie spese ciò che aveva ricevuto consegnando i beni al venditore, a meno che il venditore stesso non si sia offerto di ritirarli.
Tuttavia, la possibilità di riconsegnare ciò che si è acquistato e ricevere un rimborso non è riconosciuta quando risulti impossibile o improponibile. Per esempio nei casi di contratti aventi ad oggetto alimenti, bevande o altri beni per uso domestico, oggetti personalizzati o fatti su misura.
Qualsiasi clausola che preveda limitazioni alle somme come rimborso nei confronti del consumatore deve essere considerata inesistente. L’unica situazione in cui il pagamento di chi compra non verrà totalmente restituito è, infatti, rappresentata dal caso in cui nel breve periodo di quattordici giorni si sia fatto un uso del bene diverso da quello necessario per vederne e verificarne la qualità e il funzionamento.
Gli acquisti su internet o la sottoscrizione ad offerte fatte al telefono non devono spaventare. Si deve stare attenti ma con la consapevolezza che ci si può sempre pentire e cambiare idea senza brutte conseguenze.
Ottavia Dora Lo Sardo