Il diritto antidiscriminatorio è un sottosistema normativo che tutela i diritti personalissimi e, nella specie, il diritto alla libertà dal pregiudizio e dai criteri che etichettano in modo distopico alcuno gruppi di persone, separandoli arbitrariamente dagli altri.
Il diritto definisce la discriminazione operando una diagnosi di disuguaglianze sistemiche e strutturali, non ogni differenza di trattamento costituisce discriminazione.
È discriminazione, per il piano “multilevel” delle fonti che regola la materia, ogni trattamento meno favorevole riservato a un gruppo sociale svantaggiato. Ogni trattamento che non sarebbe riservato a chi non ha quelle caratteristiche di genere, di razza (ci piace ricordare che razza è un termine problematico, lo usiamo in questa sede solo per citare le norme e consegniamo al lettore una domanda: che cosa significa razza?), di etnia, di orientamento sessuale, di diversa abilità, di religione, di convinzioni personali, di età e così via.
Consapevoli della valenza della tutela antidiscriminatoria per resistere in giudizio avverso un torto che il diritto non può in alcun modo tollerare, siamo al fianco di chi, subendo una discriminazione, prende coscienza del fatto che il suo “esistere” non è, invece, tollerato da questo tipo di società.
Se ti capita sul luogo di lavoro, al momento di interfacciarti con un ufficio pubblico, al momento della stipula di un contratto di affitto (o della mancata stipula), camminando per strada o nella vita privata, di avere la sensazione di subire un trattamento discriminatorio, scrivici e raccontaci la tua storia. Nel rispetto della tua riservatezza e dignità (come prescritto dalla deontologia professionale ma anche per coerenza con le nostre convinzioni e con i nostri valori), cercheremo di valutare se sia possibile azionare un’azione al fine di difendere il tuo diritto all’essere.