Possono tirare un sospiro di sollievo gli ambulanti che nei giorni scorsi hanno manifestato nelle varie città italiane contro la direttiva Bolkestein.
Le loro proteste riguardano solo uno dei punti della direttiva e del suo provvedimento di recepimento, cioè l’obbligo di messa al bando delle concessioni in scadenza di spazi pubblici e beni demaniali.
Tuttavia, nonostante se ne discuta da tempo, forse in pochi sanno cos’è esattamente la direttiva Bolkestein e cosa prevede.
Essa è un atto giuridico comunitario che ha il potere di vincolare gli Stati membri ad un risultato da raggiungere entro un certo termine. Nello specifico, la direttiva Bolkestein è stata approvata dalla Commissione europea nel 2006 e recepita nell’ordinamento italiano dal governo Berlusconi nel 2010. Essa si pone come obiettivo la libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i vari Paesi.
Se si volesse sintetizzarne il contenuto, la Bolkestein ha voluto che qualsiasi cittadino appartenente ai Paesi dell’Unione Europea possa proporre all’interno dell’UE la propria attività.
Tuttavia l’Italia, dall’anno del recepimento ad oggi, ha provato ad aggirare la normativa europea continuando ad esercitare il rinnovo automatico delle concessioni. Di norma, infatti, molte concessioni vengono rinnovate in maniera pressochè automatica tramite un accordo diretto fra le autorità pubbliche e i privati, rinunciando quindi a delle vere e proprie gare con cui garantire l’accesso anche ad altri operatori.
Dopo la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha sanzionato tale pratica, il Governo ha deciso di intervenire con un disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei Ministri alla fine di gennaio.
Esso è stato convertito definitivamente in legge lo scorso 23 febbraio, e prevede la proroga della scadenza delle concessioni degli ambulanti fissata al 31 dicembre 2018. In particolare, l’art. 6, ottavo comma, del Decreto Milleproroghe stabilisce che entro la fine del 2018 le Regioni e i Comuni debbano avviare le procedure di selezione pubblica, rispettando la normativa vigente dello Stato e delle Regioni, per l’ottenimento del rilascio di nuove concessioni. Inoltre, viene imposto l’obbligo alle amministrazioni interessate di redigere gli schemi per le selezioni pubbliche, imponendo di individuare i criteri per il rilascio e il rinnovo delle concessioni per il commercio ambulante.
Grazie a tale norma, gli ambulanti che nei giorni scorsi hanno manifestato in piazza contro l’attuazione della Bolkestein hanno ottenuto ancora una volta la proroga, salvaguardando (dal loro punto di vista) l’investimento di lavoro e capitali nella loro attività sperando di poterne usufruire per qualche decennio.
È auspicabile, tuttavia, che il limite massimo per l’attuazione della direttiva sia davvero il 31 dicembre 2018, e che l’Italia si adegui e rispetti la normativa europea, cercando così di arginare i fenomeni di corruzione che si possono sviluppare negli accordi fra il settore pubblico e quello privato, a causa della mancata indizione di gare di evidenza pubblica.
Infine l’attuazione della direttiva Bolkestein potrebbe rappresentare una soluzione al dilagare del potere, spesso totalizzante, di soggetti che accentrano il possesso delle concessioni per molti anni, limitando la possibilità di accesso al mercato di nuovi operatori con la violazione del principio della concorrenza.
Valentina Gallo