La libera circolazione di merci e persone è alla base delle previsioni contenute nell’Accordo di Schengen del 1985. Esso sancisce espressamente la formazione di uno spazio geo-economico di cooperazione tra gli Stati firmatari nel quale permettere, mediante “rinunce a porzioni di sovranità”, uno scambio reciproco di beni e la circolazione dei cittadini.
La crescita della realtà europea avvenuta in seguito ha favorito l’ingresso della normativa in questione nel Trattato di Amsterdam del 1997 e poi nel Trattato di Lisbona del 2007 redendola applicabile nei paesi appartenenti all’Unione europea.
I recenti avvenimenti hanno posto l’attenzione su alcune parti specifiche del Trattato. In particolare la drammatica situazione in cui si trovano gli immigrati provenienti da paesi in serie difficoltà economiche o colpiti da guerre ininterrotte, i quali si riversano nei territori europei in cerca di migliori aspettative di vita.
L’allarmismo generato dal costante flusso di migrazione e il modo in cui i governi interessati dal fenomeno stanno reagendo, destano non poca preoccupazione.
La libertà di movimento prevista con l’Accordo di Schengen viene ad essere minata attraverso minacce di sospensione dello stesso o addirittura di recesso.
La sospensione può avvenire in base a “minacce gravi all’ordine pubblico o alla sicurezza interna di uno Stato membro” ma per un periodo non superiore a 30 giorni (articolo 25 Regolamento n. 399 del 2016 CE) o comunque “non superiore allo strettamente necessario per rispondere alla minaccia grave”. L’ipotesi attualmente presa in considerazione da alcuni paesi, nello specifico si guardi al caso austriaco, è quella di ricorrere ad un periodo di tempo maggiore, appellandosi alle previsioni dell’articolo 29 del medesimo Regolamento, il quale stabilisce una durata di sospensione che può arrivare fino a due anni nel caso di “circostanze eccezionali” a causa del “rischio per il funzionamento globale dello spazio senza controllo alle frontiere interne”.
La Commissione europea ha presentato una Raccomandazione (atto non vincolante con cui un’Istituzione europea chiede di conformarsi ad un dato comportamento) al Consiglio dell’Unione Europea avente ad oggetto proprio la possibilità di estendere i controlli temporanei tra le frontiere interne, e tra i vari paesi coinvolti vi è anche il confine dell’Austria da una parte con la Slovenia e dall’altra con l’Ungheria. Questa decisione è stata presa come esempio di opportunità per un controllo maggiore anche verso l’Italia qualora ve ne sia necessità.
Punto focale dei rapporti tra Italia e Austria è la volontà del contrasto all’immigrazione illegale e la cooperazione politico-sociale tra i due stati.
L’Austria ha però tentato di ottenere, in deroga alle previsioni e alle procedure di Schengen, un permesso preventivo per introdurre controlli di frontiera al Brennero, ipotesi bocciata sia dal Consiglio Europeo che dalla Commissione.
La scelta austriaca rispetto al confine (nello specifico l’area de Brennero) di istituire un maggiore controllo alla frontiera sia con riguardo alle merci che alle persone (senza per adesso attuare la vera e propria sospensione del Trattato), desta non poche perplessità.
Nell’area del Brennero è stata decisa la costruzione di un’apposita tettoia sotto la quale ripristinare i controlli sui documenti ed un’eventuale piazzola dove far accostare i mezzi per le opportune verifiche. È da sottolineare come questa iniziativa ovviamente ritarderà di molto gli spostamenti tra i due paesi e porterà ad un sempre minore flusso di risorse tra questi, in favore dell’uso di altri mezzi di trasporto.
Attualmente, però, la costruzione della “Barriera anti-migranti” prevista dal lato del Brennero austriaco è stata sospesa, mentre i maggiori controlli inizieranno comunque dal 1 giugno 2016.
I rapporti del nostro paese con l’Austria, soprattutto quelli di tipo economico inerenti alla libera circolazione dei mezzi di trasporto su strada risentiranno in modo inequivocabile di questa scelta. L’Osservatorio Conftrasporto- Confcommercio sui trasporti e la logistica in collaborazione con Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i trasporti) ha stimato danni per le società con maggiori costi di gestione mezzi e conducenti pari a più di 170 milioni l’anno.
Il Presidente di Confcommercio Paolo Uggè ha dichiarato che: “La Conftrasporto ha proposto l’introduzione di un sistema di trasmissione preventiva dei dati del trasporto per le imprese extracomunitarie, con contestuale attivazione di un corridoio di libero scambio per tutti i vettori europei. Questa misura, se adottata, consentirebbe di rispondere con efficacia alle esigenze della sicurezza preservando il valore dell’Area di libero scambio europea”.
L’attenzione di tutti noi è quindi ora rivolta alle future ripercussioni politico- economiche e all’evoluzione dei rapporti politici tra gli stati dell’area di Schengen; sperando in un dialogo sempre maggiore con il fine di azioni graduali e non eccessivamente ardite, anche con riferimento al problema dell’eventuale ricollocamento dei lavoratori trasportatori, dipendenti delle aziende di trasporto merci e/o persone, nel caso in cui le stesse aziende decidessero di scegliere altri mezzi di trasporto per le loro attività.