Esaurirsi, consumarsi fino al sentirsi male fisicamente e mentalmente.
Lo stress con cui siamo abituati a convivere quotidianamente è una delle cause ormai più frequenti di malattie psico-fisiche dell’era contemporanea; un lavoro appagante e che rispecchi e risponda alle esigenze concrete di ognuno di noi spesso ci porta a sacrificare altri aspetti della nostra vita.
Il diritto alla salute e il rispetto del nostro corpo (sotto ogni punto di vista) è fondamentale per una vita sana ed equilibrata.
Tuttavia ci sono alcuni lavori (come ad esempio il medico, il poliziotto…), che in quanto a contatto diretto con situazioni di emergenza e a volte pericolose o semplicemente emotivamente coinvolgenti, portano chi svolge fa a subire maggiormente l’ambiente e le condizioni di lavoro. In un contesto in cui si lavori come dipendente, è compito del datore di lavoro “ adottare […] le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro” (articolo 2087 del codice civile), quindi rendere possibile per il lavoratore esercitare la propria professione senza subire danni dal contesto in cui si trova o dalle modalità in cui svolge la stessa.
L’Unione europea (Accordo europeo del 2004), il nostro ordinamento (Decr. Lgl. n. 81/2008) e la Corte di Cassazione hanno riconosciuto alla figura del burn-out (stress lavoro-correlato) un’importanza decisiva prevedendo espressamente che si riconosca la gravità del fenomeno e che vengano imposti degli obblighi di prevenzione in “tutti settori delle attività (lavorative)” e che venga applicata per “tutte le tipologie di rischio” a cui può essere sottoposto il lavoratore durante la propria attività. Inoltre è un tipo di danno (che porta il lavoratore ad avere ripercussioni sul proprio stato di salute psico-fisica, come ad esempio crolli nervosi, attacchi d’ansia o svenimenti dovuti allo stress accumulato) da “usura psico-fisica”, ossia quando il nostro corpo è talmente soggetto a una rilevante pressione emotiva o psichica da non reggere tale tensione.
È un tipo di situazione diversa danno da mancato riposo ( ad esempio quando si sono fatte troppe ore di straordinario e non si è avuto il tempo di recuperare le forze fisiche) o nel caso in cui un danno alla salute provochi infermità al lavoratore (ad esempio quando ci sia una malattia che lo renda non abile alle mansioni richieste); nello stress lavoro-correlato la causa può ricavarsi: dal contenuto del lavoro, l’inadeguatezza dell’organizzazione del lavoro e dell’ambiente di lavoro (ad esempio orari e turni scanditi in modo inadatto, mancanza di personale che crea sovraccarico per gli altri dipendenti), carenze nella comunicazione ( come quando il datore di lavoro non comunica o comunica in modo insufficiente o contraddittorio le attività da svolgere), oppure da fattori soggettivi (come tensioni emotive e sociali, emarginazione all’interno del posto di lavoro).
Il burn-out è configurato come un danno non patrimoniale da inadempimento contrattuale ( ossia un danno che non riguardi la sfera economica del soggetto e che sia relazionato con un mancato rispetto da parte del datore di lavoro del suo obbligo contrattuale di tutela dell’integrità psico-fisica dei suoi dipendenti).
Per poter essere risarciti del danno subito è fondamentale in un giudizio davanti al Tribunale, provare concretamente la correlazione tra la malattia che è scaturita e la causa che l’ha provocata.
Dott.ssa Elisa Panunzi