Il problema degli affitti in nero è un argomento che spesso viene messo al centro dei dibattiti politici riguardo la lotta all’evasione fiscale. Il dilagare di questa pratica, soprattutto riguardo l’affitto di camere a studenti universitari, ha fatto crescere l’interesse del legislatore a trovare un rimedio attraverso l’adozione di vari atti normativi.
L’ultimo intervento sul tema si è avuto con la Legge di stabilità per il 2016 che ha modificato la parte della legge sugli affitti che riguarda patti conclusi violando le regole previste.
In primis, bisogna ricordare che il contratto che i soggetti stipulano per l’affitto, ovvero il contratto di locazione dell’immobile ad uso abitativo, deve avere necessariamente forma scritta.
Da questo deriva l’irregolarità di tutti gli accordi presi solo verbalmente tra gli interessati. Proprio per contrastare il fenomeno degli affitti senza contratto, la Legge di stabilità ha dettato delle regole stringenti per la registrazione del contratto scritto: viene stabilito che chi affitta deve procedere a registrare il contratto presso l’agenzia delle entrate entro 30 giorni, essendo poi obbligato a comunicare entro i successivi 60 giorni l’avvenuta registrazione sia alla persona a cui ha affittato l’immobile, sia all’amministratore di condominio.
Se la registrazione del contratto non viene effettuata, è diritto dell’inquilino ricorrere al giudice, che, dopo aver accertato l’esistenza del contratto, stabilirà anche il canone da pagare. Nella determinazione della somma da pagare mensilmente, il giudice dovrà tenere conto delle caratteristiche particolari e dei motivi sottostanti al contratto di locazione. Infatti, per particolari tipi di contratto, come ad esempio i contratti che soddisfano le esigenze di studenti universitari, la legge sugli affitti prevede la necessità di applicare le regole previste dall’apposita convenzione nazionale, che contiene le norme riguardo la durata dell’affitto e i limiti massimi dei canoni mensili. Quindi, se ad esempio la denuncia della mancata registrazione fosse fatta da uno studente universitario, il giudice non potrebbe stabilire un canone di affitto superiore a quello previsto dalla convenzione.
Sempre riguardo al canone mensile, molto spesso ci si trova in situazioni in cui la somma effettivamente richiesta sia superiore a quanto formalmente stabilito dal contratto. In questi casi è la stessa legge sugli affitti a chiarire l’irregolarità di questa pratica, permettendo agli inquilini di agire di fronte al giudice per la tutela dei propri diritti. E’ molto importante sapere che la denuncia di questa situazione può essere fatta anche quando non si abiti più nell’immobile affittato, potendo infatti chiedere la restituzione di tutte le somme superiori a quanto stabilito dal contratto entro 6 mesi dalla riconsegna delle chiavi dell’immobile. Questa possibilità permette di far rispettare anche i diritti di quei soggetti che siano stati costretti al pagamento della somma superiore sotto la minaccia di non permettergli più di abitare in una determinata casa.
Le regole di cui si è parlato non hanno solo l’obiettivo di combattere l’evasione fiscale che caratterizza i proprietari di immobili che decidono di affittare in nero, ma anche quello di garantire i diritti dei soggetti che questa pratica la subiscono. La maggior parte delle volte il “vantaggio” economico che deriva dall’affitto in nero è tutto concentrato nelle mani del proprietario. Gli inquilini degli immobili affittati in nero sono spesso le vittime di tali pratiche e, grazie alla legge sugli affitti e l’aiuto di un avvocato, possono difendere i propri diritti di fronte al giudice.