Insufficienza dei finanziamenti statali e contratti con le banche: ecco come (non) funzionano i contributi per la ricostruzione.
-Una nostra denuncia sul il manifesto di oggi, con un articolo di Mario Di Vito–
Per la ricostruzione ci vorranno 25 anni – pdf articolo manifesto
Come Alterego da mesi siamo impegnati, al fianco delle Brigate di Solidarietà Attiva – Terremoto Centro Italia e di ScossaSolidale,
ad analizzare i vari decreti sisma e le ordinanze della Protezione Civile.
Un lavoro che parte dalla consapevolezza che le popolazioni terremotate, per essere partecipi delle scelte che riguardano il loro futuro, devono essere a conoscenza di quanto realmente previsto dai vari provvedimenti messi in campo.
Dallo studio della normativa abbiamo scoperto una modalità di erogazione del contributo che rischia di allungare di tantissimo i tempi per la ricostruzione delle abitazioni private.
Il problema?
La totale insufficienza dei finanziamenti statali previsti per la ricostruzione: solo 60 milioni l’anno e 1,5 miliardi totali.
Analizziamo meglio la situazione.
Il Governo ha promesso il finanziamento del 100% di tutte le case all’interno del cratere, peccato che poco abbia detto sulle modalità con cui il contributo verrà erogato.
Il terremotato, in realtà, per usufruire del contributo, sarà costretto ad effettuare un contratto di finanziamento beneficiario con una banca, sottoposto ad una pericolosa clausola sospensiva:
l’istituto di credito, infatti, precisa che in caso di superamento del limite di spesa annuale (60 milioni), l’erogazione del beneficio verrà sospesa.
Constatando l’entità dei danni subiti dalle abitazioni private in seguito al terremoto, stimati dalla Protezione Civile in 12,9 miliardi, è evidente che il limite di spesa annuale (fissato in 60 milioni) ed il limite di spesa massimo (fissato in 1 miliardo e 500 milioni) risultano del tutto insufficiente.
Il rischio concreto che si pone è che i terremotati vedano ogni anno arrestarsi i lavori di ricostruzione della propria casa perché il limite di spesa annuale è stato superato e la Banca non provveda più a pagare l’impresa per gli interventi di ricostruzione, fino al successivo anno in cui vi saranno nuovamente –ma fino ad esaurimento- i 60 milioni a disposizione.
Un circolo vizioso folle che comporterà tempi di ricostruzione lunghissimi.
Per tentare di risolvere questa drammatica situazione, l’unica soluzione risulta essere quella di implementare i finanziamenti statali destinati ai contributi per la ricostruzione, innalzando il limite di spesa annuale ed il limite di spesa massimo.
Scelta quest’ultima che il legislatore può attuare, essendo state svincolate le spese per la ricostruzione dal Patto di Stabilità.
Scelta che si reputa più che necessaria se si vuole realmente garantire il diritto dei terremotati di veder ricostruite le proprie abitazioni con tempistiche adeguate.
Siamo ancora in tempo per evitare che delle scelte politiche ingiuste possano nuovamente ledere i diritti delle popolazioni terremotate.
Si trovino realmente i finanziamenti necessari per la ricostruzione.
In gioco ci sono le vite di migliaia di persone e di intere comunità!